Biografia
DAVIES ZAMBOTTI è una Regista/Fotografa che ha lavorato in molti set cinematografici, tra cui “Sorelle Mai” di Marco Bellocchio, “I Galantuomini” di Edoardo Winspeare, “The International” di Tomy Tykwer. Dopo il Liceo Artistico ha studiato Pittura presso l’accademia “Albertina” di Torino, Regia e Produzione Audio/Video a Milano e partecipato ad una Masterclass tenuta da Marco Bellocchio.
site_ http://davieszambotti.weebly.com/
instagram_ https://www.instagram.com/davies_zambotti/
Facebook_ https://www.facebook.com/INTESTIZI/
Twitter_ https://twitter.com/INTERSTIZIFILM?lang=it
vimeo_ https://vimeo.com/user37946991
“Attraverso i suoi lavori personali, ricerca e analizza l impossibilità della certezza umana, utilizzando il video e la fotografia come un microscopio, una lente con cui poter osservare le ombre fra gli interstizi del quotidiano.“
Poetica
Il mio lavoro consiste nella continua ricerca di un invisibile e impossibile “certezza” umana.
Non siamo concreti e tangibili, dobbiamo fare i conti con l’ambiete, la cultura e le abitudini in cui cresciamo anestetizzadoci e plasmandoci secondo dei modelli prestabiliti.
Nella mia ricerca cerco di spostare lo sguardo su altri spazi, dove l’incertezza diventa l’habitat della vita umana.
In modo sempre diverso frugo fra gli interstizi del quotidiano portando a galla ciò che si vorrebbe nascondere, che ci fa sentire fragili, nuovi mondi che ci riflettono, di cui vorremmo ma non possiamo negare l’esistenza.
Nel mio lavoro è fondamentale lo stato d’animo interiore, la distanza, il silenzio, l’ombra, la memoria e le dissonanze, voci che arrivano da lontano e rimangono impresse nei miei scatti.
Ricordi di un futuro che è gia passato.
“La giovane regista e fotografa milanese Davies Zambotti è tra gli artisti che si destreggiano con disinvoltura in discipline che fino a qualche tempo fa sembravano separate da paratie culturali.
L’intero lavoro di Davies Zambotti ha un’anima versatile e intraprendente, condizione indispensabile per affrontare con coraggio ogni progetto e senza mai dimenticare una silenziosa delicatezza.
C’è un che di estraniante nelle fotografie di Zambotti, un fil rouge robustissimo che lega i lavori a doppio filo e che sta nell’esplorazione dell’ambiente dell’uomo, lo spazio nel quale abita e muove i suoi passi. Una ricerca. Coerente.
Le immagini della serie “Chiamata interurbana”, fumose e nebbiose, nelle quali la sfocatura è il gradiente critico, ben restituiscono un’inafferrabilità che sarà presente altrove (si guardi la serie “Il suono lontano”) e che insieme stabilisce la cifra di una difficoltà quasi ancestrale delle interazioni.
Il dialogo è difficile, sembra dire Zambotti, ma occorre perseguirlo, farci i conti. Ne vale la pena. E ne siamo costretti, al contempo.
Davies Zambotti ci invita a nuove riflessioni. Un’artista è questo che deve fare. Un catalogo di buone immagini interessa solo a quanti si fermano a un’estetica ferma al suo punto. A un’artista è chiesto di osare, di infrangere regole e dettami, crearne di nuove che a loro volta saranno superate da nuovi linguaggi. Davies Zambotti ha imboccato il percorso. E vale la pena seguirne i lavori.”
di G:Cicozzetti per Scriptphotography
Davies Zambotti ha una visione molto chiara di cosa sia per lei la Fotografia. Osservando il suo lavoro ci si accorge subito di essere in presenza di un’artista che si “serve” di questa arte per giungere ad un qualcosa di “ straordinario”, di “ altro” rispetto ad una ordinaria, banale e realistica lettura della realtà quotidiana.
Lo sguardo di Davies si concentra su porzioni ed elementi del quotidiano con il preciso intento di scavarne la trama, di riuscire ad “intercettare”, “captare” un segno, una sorprendente rivelazione che ricolmi e appaghi quell’umana ed infinita sete di conoscenza (…) Se il nostro sguardo generalmente scansiona l’immagine procedendo ad organizzare le informazioni ordinandole secondo uno schema e una logica il più possibile “sensati” e di familiare comprensione, gli Interstizi di Davies Zambotti sembrano suggerire invece un totale abbandono di quelle categorie conosciute e “familiari” di pensiero per riuscire a scovare, ad intravedere quelle “fessure”, quegli “spiragli” nascosti, non visibili ma forse presenti intorno a noi.
di V.Pandolfi per BestSelected
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